Summit on Tobacco Harm Reduction: smettere è l’ideale, ma ci sono alternative a rischio ridotto

“La cessazione è l’obiettivo principale, ma per chi ha già iniziato si deve puntare alla riduzione del rischio. Se non si riesce a smettere totalmente di fumare, deve esserci la possibilità di avere accesso a una strategia di riduzione del rischio. Ovvero, la ‘medaglia d’oro’ è smettere, ma quella ‘d’argento’ è ridurre di molto i rischi per la salute. I dispositivi alternativi e senza combustione sono una valida alternativa per ridurre il rischio. Il nostro progetto, il primo studio italiano che ha utilizzato la metodologia del Consenso di Delphi nel campo della ricerca applicata ai danni da fumo, ha dimostrato che gli esperti coinvolti convergono sull’uso dei dispositivi alternativi e senza combustione come valida alternativa per ridurre i rischi”

A parlare è Pasquale Caponnetto, professore di Psicologia clinica dell’Università di Catania, in occasione dell’ottavo Summit on Tobacco Harm Reduction, tenutosi ad Atene dal 30 settembre al 1 ottobre e promosso da Scohre, un’associazione indipendente che lavora per rinnovare la strategia di riduzione del danno da fumo.

Le alternative per la riduzione del rischio
Per rilanciare in Europa e in Italia le politiche di prevenzione e cessazione dal fumo, secondo il professor Caponnetto “serve un’alternativa, perché non possiamo abbandonare le persone che provano, ma non riescono”.

“Il Regno Unito – continua Caponnetto – dimostra che proporre delle alternative può ridurre il consumo e i rischi per la salute, diventando una strategia di salute pubblica. In Italia, il Coehar (Center of Excellence for the Acceleration of Harm Reduction) di Catania, dove lavoro, ha prodotto dal 2013 centinaia di articoli sulle scelte corrette in tema di riduzione del rischio. Ma i nostri lavori li hanno presi gli inglesi e non le istituzioni italiane. Sono fiducioso”.

Gli studi confermano che i prodotti alternativi alle sigarette possono aiutare a ridurre il rischio. “I danni del fumo generano 80mila morti l’anno, vite che potrebbero essere salvate”, sottolinea il professor Caponnetto. La riduzione del danno, dunque, può rappresentare un’importante strategia di salute pubblica per limitare l’impatto negativo dei comportamenti a rischio in chi non riesce o non vuole smettere di fumare.

I prodotti a tabacco riscaldato
“Ci sono lavori scientifici consolidati che dimostrano un minor effetto in termini di assunzione di sostanze quando si usano i prodotti a tabacco riscaldato rispetto alle sigarette – interviene Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia all’Università Sapienza di Roma e presidente dell’Inrc, tra i relatori del Summit on Tobacco Harm Reduction – In campo cardiovascolare e pneumologico, i dati sono incoraggianti, con effetti a medio termine sull’apparato cardiocircolatorio”.

“C’è un lavoro coreano del 2024 – sottolinea Fedele – che ha esaminato pazienti dopo l’angioplastica: tra chi è passato dalla sigaretta tradizionale ai dispositivi a rischio ridotto si sono registrati meno eventi cardiovascolari rispetto a chi non l’ha fatto. Come Istituto nazionale per le ricerche cardiovascolari (Inrc) stiamo portando avanti uno studio sul carico vascolare dell’arteriopatia degli arti inferiori, per confrontare gli effetti del fumo tradizionale rispetto a coloro che passano a prodotti senza combustione”.

La Delphi Consensus
“Servono studi a lungo periodo e immagino arriveranno, ma serve anche lavorare sulla formazione dei medici e sull’interazione sempre più stretta con le istituzioni – aggiunge il professor Fedele – Il progetto italiano di Consensus Delphi nel campo della ricerca sulle migliori strategie per ridurre il danno, a cui ho partecipato, vuole allargare sempre di più il campo di esperti e specialisti coinvolti. Dobbiamo rompere le posizioni ideologiche che ancora permangono sui prodotti a tabacco riscaldato come utile strategia di riduzione del rischio”.

La Delphi Consensus è una metodologia strutturata per raccogliere e far convergere le opinioni di un gruppo di esperti su tematiche specifiche, utilizzando un processo iterativo in più fasi. Sono stati coinvolti 20 esperti italiani in diversi campi (psichiatria, cardiologia, pneumologia, psicologia), selezionati in base alla loro esperienza scientifica e alle pubblicazioni nel campo del fumo e della riduzione del rischio.

L’obiettivo del lavoro è stato quello di valutare l’efficacia nella riduzione del rischio da fumo dei prodotti alternativi a tabacco riscaldato ed e-cig, analizzare le strategie di prevenzione, cessazione e riduzione del consumo di tabacco, valutare il ruolo dei prodotti alternativi e identificare le aree di consenso e quelle di disaccordo.

“Gli esperti hanno condiviso le priorità: prevenire l’accesso al fumo e promuovere la cessazione. C’è stato consenso unanime sul fatto che azzerare il fumo di sigarette tradizionali è una priorità di salute pubblica e occorre investire sull’informazione scientifica sui nuovi prodotti”, conclude Fedele.

 

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